Le due "svolte" della visita sarda di Papa Ratzinger


da La Nuova Sardegna del 12 febbraio 2013
Il 7 settembre 2008 l’allora ottantunenne Papa Ratzinger era ancora agile e rapido nei movimenti, ma non infaticabile. Apposta gli era stato riservato un piccolo appartamento al seminario: si sapeva che il Pontefice avrebbe avuto bisogno di un’ora di riposo dopo il bagno di folla della mattina e prima degli altri appuntamenti nel caldo pomeriggio cagliaritano. Ma certo Benedetto XVI non aveva ancora ragione di pensare alle dimissioni quando, davanti alla basilica di Bonaria, annunciò ai 150mila fedeli le due “svolte” per le quali la sua visita viene spesso ricordata, non solo in Sardegna.

La prima “svolta” è rimasta inattuata ma il suo annuncio è custodito nel cuore dei fedeli sardi: rivolgendosi alla Madonna di Bonaria, il Pontefice la chiamò «mama, fiza e isposa de su Segnore». La citazione della famosa preghiera tradizionale era stata subito interpretata come un incoraggiamento a percorrere la strada indicata dal Concilio sardo a proposito della messa in “limba”. Solo che l’indicazione del Concilio sardo, presieduto da Ottorino Alberti, non è mai stata presa in considerazione dal suo successore alla presidenza della Conferenza episcopale sarda, Giuseppe Mani. Il tema suscita sempre accese discussioni e l’attesa di una decisione è grande. Ora da qualche mese la “patata bollente” è passata ad Arrigo Miglio. Il quale, però, è probabilmente in maggiore sintonia con la seconda “svolta” annunciata dal Papa ormai quattro anni e mezzo fa.
È la “svolta” del nuovo impegno dei cristiani nella vita pubblica. Quel 7 settembre 2008 Papa Ratzinger sorprese tutti. Durante le invocazioni alla Madonna, pregò perché «vi renda capaci di evangelizzare il mondo del lavoro, dell'economia, della politica, che necessita di una nuova generazione di laici cristiani impegnati, capaci di cercare con competenza e rigore morale soluzioni di sviluppo sostenibile».
Dalla fine della Democrazia cristiana, i cattolici non hanno più avuto in Italia, e in Sardegna, un punto di riferimento politico. Il dibattito sul “partito unico” dei credenti è ripreso più volte, ma non è mai giunto a una conclusione. Anzi, in epoca di bipolarismo frontale è risultata prevalente l’idea di non schierare la Chiesa né da una parte né dall’altra ma di cercare il dialogo solo sui “valori cristiani” con interlocutori presenti in entrambi gli schieramenti. Con quella frase pronunciata a Cagliari, Ratzinger sembrò schierarsi contro l’idea del partito cattolico, ritenendo che fosse giusto formare una nuova classe dirigente di «laici cristiani impegnati» per «evangelizzare» quindi l’intero panorama della vita politica ed economica.
Dopo una non breve fase di riflessione, quel «discorso di Cagliari», che evidentemente aveva preso in contropiede anche la Curia, ha iniziato a essere citato sempre più spesso in Italia e nel mondo e sicuramente ha favorito la ripresa del dibattito. Negli ultimi due anni i convegni sull’impegno pubblico dei cattolici sono stati numerosi. E hanno avuto influenza nel confronto politico nel Paese. Anche in questi mesi. Ad esempio sull’allentamento del bipolarismo quando si tratta di votare su questione etiche. O sul superamento del “berlusconismo”: sia come mito del successo sia come presa di distanze da atteggiamenti che hanno destato scandalo. Sono numerosi, infatti, i cattolici che hanno preferito riposizionarsi politicamente.
Non erano ancora i tempi delle notti di Arcore e del caso Ruby, ma destò sorpresa il fatto che il Papa avesse pronunciò quella frase sapendo che ad ascoltarlo c’era il premier Silvio Berlusconi, che ha sempre cercato di rappresentare i cattolici per ottenere i voti che una volta andavano alla Dc. Anche se il Papa arrivò nell’isola accompagnato dal suo amico Gianni Letta, sottosegretario di Berlusconi, le sue parole non sembrarono certo salutare con favore il ritorno del Cavaliere a Palazzo Chigi.
Per qualche tempo il vertice della Chiesa sarda fece come se il “discorso di Cagliari” non ci fosse stato: appena quattro mesi dopo con Mani e altri vescovi si mostrò sorridente con Berlusconi e il suo pupillo Ugo Cappellacci durante la campagna elettorale.
Le parole del Papa non sono state però dimenticate. Anzi, il nuovo arcivescovo Miglio ha rilanciato i temi dell’impegno pubblico e sta gettando le basi per attirare una nuova generazione di laici impegnati. Si vocifera che stia per riaprire una scuola di formazione politica, forse come quella inaugurata da Vasco Paradisi sotto Alberti e poi chiusa da Mani.